

La sessualità umana non è un’attività regolata solo e direttamente dagli istinti, come avviene negli animali, ma da significati inconsci individuali e da tutta una serie di aspetti culturali e sociali che si tramandano di generazione in generazione.
I disturbi sessuali più diffusi, come la disfunzione erettile e l’eiaculazione precoce sul lato maschile, l’anorgasmia e il vaginismo su quello femminile, sono considerati dalla psicoanalisi sintomi che spesso accompagnano le comuni nevrosi.
L’approccio psicoanalitico legge le problematiche di natura sessuale come espressioni dell’inconscio del soggetto che ne soffre. Esse infatti hanno luogo al di là della volontà di chi ne fa esperienza e sono spesso refrattarie agli sforzi e alle tecniche per forzare un comportamento sessuale ritenuto normale.
I sintomi sessuali, se sono di origine psichica, non comportano alterazioni organiche, ma esprimono un disagio unico e soggettivo, che varia da individuo a individuo.
Quando la psicoanalista si trova di fronte ad un disturbo sessuale si chiede che cosa possa significare nella storia di quella persona, in modo da isolare la verità rimossa che il sintomo sessuale racchiude; non esiste una causa universale alla base di una problematica sessuale. Attraverso l’analisi, il paziente ripercorre la complessa trama del suo sviluppo psicosessuale, fatto di divieti, inibizioni, curiosità, sperimentazioni, delusioni, ricordi indimenticabili, che si articolano per ciascuno secondo schemi mai fissi.
Non si può mai parlare di normalità nell’ambito della sfera sessuale, proprio perché la sessualità si esprime secondo modalità varie e dipendenti dai gusti e dagli orientamenti della persona che la vive.