Il quadro clinico della depressione può presentarsi con tristezza, crisi di pianto, oppure c’è un quadro più sfumato caratterizzato da svogliatezza, apatia, indecisione, scarsa autostima, sensi di colpa, concentrazione dei pensieri sul passato e mancanza di prospettiva, o ancora può manifestarsi solo con disturbi organici, disturbi del sonno e dell’appetito, stipsi, colon irritabile, emicrania. Anche nell’ambito dei disturbi depressivi, analogamente al panico, è in primo piano la percezione di un’esistenza priva di soddisfazione, che riduce il soggetto a sentirsi senza valore.
La depressione, insieme agli stati d’ansia, è una delle sofferenze psichiche più diffuse. Come l’ansia può essere la conseguenza di un insuccesso, di una delusione, ma particolarmente di una perdita.
E’ possibile rintracciare frequentemente nelle storie di chi ne è colpito la presenza di una perdita, subita durante l’infanzia, che può aver preso la forma dell’abbandono o di una delusione molto forte da parte di una figura di riferimento importante, danneggiando l’immagine di se stessi. L’evento scatenante lo abbiamo però in età adulta. Di solito si tratta di una nuova perdita, che va a riattivare i sentimenti di abbandono e smarrimento provati in passato, che si era cercato di nascondere o negare di solito attraverso dei meccanismi compensatori: ad esempio per migliorare la propria autostima si è diventati ottimi studenti, iperattivi nel lavoro o in altri campi. Il soggetto depresso non è riuscito ad accettare la perdita e rimane perciò attaccato al passato, a ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Così si ripiega nel lamento, nella stasi, nella paralisi e nella rinuncia a qualsiasi realizzazione personale, si aspetta un risarcimento.
Rintracciare la perdita, poterla nominare, attraversare ed accettare, appare come un primo passo verso l’uscita dalla morsa della depressione, per tornare non all’aspettativa di essere risarciti, di essere amati, ma ad amare per primi.
Nella depressione primaria la questione è più grave perché la perdita non è esterna, ma interna; in questo caso si vive come se si fosse stati colpiti da una perdita irreparabile, che non è la perdita di qualcuno ma è la perdita immaginaria e terribile di se stessi. La depressione è l’espressione di un lutto perenne, di un lutto che non si conclude.
Uno stato depressivo lieve, una depressione reattiva, può essere affrontata sin dall’inizio con una psicoterapia.
Il problema del trattamento si pone invece per la depressione maggiore o primaria, infatti la scomparsa del desiderio di vivere può comportare anche l’assenza della volontà di curarsi. In questo caso soprattutto inizialmente, non si può far altro che utilizzare una terapia farmacologica antidepressiva, con la speranza che successivamente, anche grazie ai farmaci, possa emergere una maggiore disponibilità a intraprendere una psicoterapia che consenta, una maggiore efficacia di risultato, infatti solo una psicoterapia analitica può aiutare ad elaborare quel lutto interno, che è alla base dello stato depressivo.