DOMANDE
1Come funziona la psicoterapia psicoanalitica ?
La psicoterapia psicoanalitica è una cura fondata sulla parola, infatti parlare ha un valore terapeutico.
Parlando, i pensieri e le sensazioni corporee, non del tutto articolati, prendono forma, assumono consistenza. Il linguaggio prima ancora di essere strumento di comunicazione dicono della nostra posizione nel mondo, del ruolo che occupiamo nel sistema delle nostre relazioni, si tratta dei legami che intratteniamo con gli altri.
La regola fondamentale dell’analisi è quella di parlare, senza preoccuparsi né della logica, né del valore morale di ciò che si dice. L’invito a dire senza censura non si realizza mai completamente, non può esserci una totale apertura. E’ comunque importante che ci diamo la possibilità di farlo. Non esistono molti luoghi in cui si apprezzi tale libertà di parola.
2Non è la stessa cosa parlare ad un’amica o ad un amico?
Parlare ad un amica o ad un amico è una cosa molto importante, l’amicizia è una relazione affettiva di reciproco scambio, di confronto, di esperienze condivise.
Il rapporto psicoterapeuta paziente è un’altra cosa, è una relazione unica, a cui si chiede di intervenire sull’inconscio.
È più forte di me dicono le persone quando soffrono di comportamenti che percepiscono come insensati e controproducenti, ma di cui non sanno fare a meno. L'automatismo di ripetizione, di cui sono schiavi appare più forte di ogni razionalità.
Mettere fine alla coazione a ripetere non può avvenire semplicemente seguendo consigli esterni, non può prescindere dal riconoscere l’implicazione dello stesso paziente in tale meccanismo.
La caratteristica paradossale della relazione tra terapeuta paziente sta qui: è il soggetto che fa l’analisi, non l’analista, ma questa non può avvenire senza la presenza dell'Altro (anche se naturalmente l’analista ha un ruolo importante nel sottolineare alcuni passaggi, nell’indicare alcuni collegamenti che sfuggono al paziente). Infatti il piano su cui si gioca tale relazione è quello dell'inconscio, di ciò che ancora non si sa, e l'inconscio è il discorso dell'Altro, è l'incidenza che l’Altro ha avuto sulla vita del soggetto, quindi non si può scoprire se non in presenza dell'Altro, il quale riabilita il vecchio discorso semplicemente ascoltandolo. Attraverso la riattualizzazione, il discorso di ieri viene depotenziato e ciò avviene attraverso l’elaborazione psichica di cui l'analista è l'invisibile supporto, il testimone; così il discorso della ripetizione cessa a poco a poco di essere determinante.
3Perché non si può fare autoanalisi?
Il lavoro di parola non ha senso senza qualcuno che lo riceve, ci dev’essere un destinatario del messaggio, che deve essere una persona in carne ed ossa. Non ha la stessa efficacia parlare ad un registratore.
D’altra parte, da un certo punto in poi, ci si rende conto che in realtà il discorso che si sviluppa è più importante della persona a cui stiamo parlando: è per questo lo psicoterapeuta è spesso silenzioso, per dare risalto al discorso del paziente.
Ad un certo punto si può effettivamente procedere da soli, il lavoro analitico continua infatti anche dopo che l’analisi si è conclusa.
4Qual è la durata e quali sono i costi di una psicoterapia psicoanalitica?
Quello della durata e dei costi dell'analisi è un luogo comune diffuso, alimentato soprattutto dai suoi detrattori.
Esiste infatti un’offerta di psicoterapia che di contro, offre percorsi di cura brevi che risolverebbero problemi, sintomi e sofferenze soggettive, nell'arco di poche settimane o al massimo di qualche mese, definitivamente, e a costi più accessibili. Anche parte del mondo psichiatrico accusa la psicoanalisi di essere una cura lunga e costosa, rispetto a quella farmacologica.
La realtà è che nessun disagio psichico si risolve in tempi brevi; accade spesso che dopo un po' dalla conclusione di una psicoterapia breve, i disturbi che sembravano scomparsi, riappaiano. Sappiamo anche come la farmacologia, pur essendo uno strumento prezioso in alcuni passaggi del disagio psichico, non possa certamente risolvere conflitti interiori, sostenuti da dinamiche relazionali.
In realtà l'analisi non deve necessariamente durare anni, l’importante è rispettare i tempi del paziente, che è il soggetto della cura e ha un ruolo attivo anche nello stabilirne la durata, naturalmente supportato dal consiglio del terapeuta.
I tempi non sono prevedibili a priori: c’è chi nell’arco di sei mesi o un anno apprezza effetti tangibili, e chi ha bisogno di più tempo. Spesso accade che qualcuno, pur avendo risolto la crisi che l’aveva portato in terapia, voglia proseguire il lavoro analitico, quindi la durata di un'analisi dipende molto dalla disponibilità del paziente nei confronti della cura.
Il lavoro funziona se c’è regolarità di frequenza delle sedute, una volta alla settimana è la cadenza adatta per un lavoro di psicoterapia psicoanalitica.
Il costo degli incontri è di 70 euro.
Nel caso di difficoltà economiche, ma di una forte motivazione, si concorda con il paziente per una cifra sostenibile.
5Quali sono le condizioni necessarie per una psicoterapia psicoanalitica?
La prima condizione è la motivazione dettata da una sofferenza, da un disagio. Chi chiede aiuto non deve farlo solo perché spinto da altri.
La seconda è quella di sentirsi implicati nel proprio disagio. Infatti se si intraprende il percorso, solo per dare sfogo alla sofferenza non ci può essere analisi. Il meccanismo analitico si mette in moto quando una persona inizia a riconoscere il proprio contributo nel mantenere la sofferenza di cui si lamenta.
6Qual è il momento chiave del percorso analitico?
Il movimento interno di un’analisi ha una struttura a spirale. Ci si avvicina progressivamente ad un centro, facendo tanti giri, in una sequenza circolare, che comporta la ripetizione, ma non passa sempre nello stesso punto. Per i pazienti è sconcertante vedere la propria tendenza a ripetere sempre le stesse cose, tutto sembra fermo. Poi, improvvisamente, una schiarita, di colpo un cambiamento di posizione. L’entrata stessa in analisi si fonda su un cambiamento di posizione.
7La psicoanalisi può creare dipendenza?
Uno dei punti di efficacia della psicoanalisi consiste nel fatto che il lavoro di cura avviene all’interno di una relazione che, seppure di tipo professionale, comporta un legame.
L’analista si prende cura del paziente e lo ascolta nel suo racconto intimo, per cui non c’è da meravigliarsi se diviene una figura importante, anche sul piano affettivo.
L’analista sa come utilizzare la tendenza del paziente, a fare legame con chi si prende cura di lui. L’analista è infatti prima di ogni altra cosa una figura etica, un professionista che sa come comportarsi con il paziente e non abusa della sua posizione di fiducia e di affidamento, e pur riconoscendo le dinamiche di legame, non favorisce la dipendenza, al contrario, la sua funzione consiste nell’aiutare il paziente a rendersi il più possibile autonomo.
8Ci si può innamorare dello psicoanalista?
Durante il percorso terapeutico il paziente riversa inconsciamente sull’analista emozioni, ansie, desideri: è il fenomeno del transfert. Possono esserci forti sentimenti di gratitudine e affetto, addirittura di amore nei confronti dello psicoterapeuta, così come in certe fasi del processo, possono esserci anche intensi affetti negativi.
Tutto ciò è umano, e l’analista, è in grado di riconoscere questi movimenti affettivi per quello che sono, e di sapere cosa e come fare per non approfittarne, ma, al contrario, per metterli al servizio della cura e indirizzarli utilmente ai fini terapeutici. L’analista non approfitta, mai, e in nessun caso, di quell’amore e di quella gratitudine che un paziente o una paziente può provare per lei/lui.
9Esiste un limite di età per l’analisi?
L’inconscio non conosce la dimensione del tempo. Nell’inconscio non esiste lo scorrere lineare del tempo, ma funziona il principio del ritorno e della ripetizione di ciò che è stato vissuto: è come se il passato ritornasse continuamente a costituirsi come presente.
Ciò non significa che l'età non conti, ma che conta come possono avere un peso le altre caratteristiche di una persona, come la cultura, il livello di istruzione, la situazione economica, nel condizionare la sua posizione soggettiva nei confronti della disponibilità e della motivazione alla cura.
Naturalmente un’analisi fatta in età giovanile ha una valenza diversa, nel senso che incide in modo più fattivo nella vita della persona, che ha la possibilità di applicare alle scelte future le trasformazioni acquisite nel processo analitico.
Tenendo conto di ciò, il fattore età è un problema, solo se il paziente ritiene di non essere più in tempo per fare un'analisi, ma questo ha a che fare con il suo sistema di credenze personali, piuttosto che con la realtà clinica.
Dal punto di vista dell’esperienza clinica, oggi molte persone anziane sono in analisi, analisi che si rivelano proficue e che sono un importante strumento per attribuire alla propria vita un significato sempre più vicino a se stessi.