Nell’attacco di panico si vive la percezione di una catastrofe imminente, c’è terrore connesso alla sensazione della morte e alla paura di impazzire.
Si perde il controllo, si è invasi da una serie di sintomi neurovegetativi: batticuore, difficoltà a respirare, sudorazione profusa, vertigine, le percezioni sono annebbiate o distorte, può esserci depersonalizzazione e derealizzazione, cioè la spiacevole percezione di non riconoscere se stessi e le cose familiari che ci circondano, si sente il bisogno di contatto con una persona cara.
Spesso si va al pronto soccorso temendo di essere di fronte alla manifestazione acuta di una patologia organica.
Talvolta compaiono fobie specifiche, la paura di un luogo o di una situazione; scatta così il loro evitamento per cercare di ridurre l’angoscia, con l’aggravante di non riuscire più a fare da soli le cose più semplici, come guidare o andare al supermercato.
L’attacco di panico accade come un fulmine a ciel sereno: all’improvviso durante una situazione di benessere ci ritroviamo sconvolti. Quando finisce l’attacco, si teme che questo possa tornare. Ci si sottopone ad esami su esami nella speranza di poter identificare la causa organica che spieghi cosa sta succedendo, spesso è il medico di base che fa diagnosi di un disturbo da attacchi di panico.
Il panico, come sintomo psichico, è portatore di un significato. Può verificarsi in coincidenza di un cambiamento importante nella propria vita, una separazione, un cambiamento di lavoro, la perdita di una persona cara, ma spesso la causa non è immediatamente evidente, a volte si tratta di una minaccia interna che per ragioni oscure insorge e coglie di sorpresa. In queste circostanze si può scoprire di aver impostato la propria vita più a realizzare le aspettative degli altri che le proprie, di essersi spesi per gli altri dimenticando il proprio desiderio.
Le crisi di panico sono oggi in aumento per alcune caratteristiche del contesto sociale in cui viviamo: scioglimento dei legami sociali, precarietà nel lavoro, caduta di principi solidi di riferimento, solitudine, sfaldamento della famiglia, spinta al conformismo di massa e alla cancellazione delle differenze individuali.
L’attacco acuto di panico può essere affrontato per lo più farmacologicamente, anche se, una volta imparato a conoscere, possiamo affrontarlo anche attraverso una serie di esercizi di respirazione e di movimento che aiutano a gestire la situazione, come gli esercizi di bioenergetica. Superata la crisi acuta, la cura più efficace è quella che mira a carpirne le ragioni profonde. Attraverso un percorso terapeutico è dunque possibile, rileggendo la nostra storia, identificare ciò che abbiamo lasciato da parte di noi, per potergli dare lo spazio che merita. La psicoterapia non ci fa tornare ad essere ciò che eravamo prima di star male ma ci trasforma, ribaltando la crisi in un’occasione di crescita e maturazione personale.