La relazione tra esseri umani è strutturalmente problematica. Non esiste un’armonia data una volta per tutte nei rapporti fra persone, questi sono infatti dominati dalle passioni e dalla loro mutevolezza, e dalla tendenza a trasformarsi nel loro contrario. Così l’amore può trasformarsi in odio, l’idealizzazione in svalutazione, la simpatia in antipatia.
Rispecchiarsi nell’altro, confondersi in lui/lei è fonte di grande gratificazione ma al contempo genera aggressività, perché non si è mai come l’altro, non ci può essere coincidenza, simbiosi perfetta fra due soggetti separati.
L’altro inoltre diventa facilmente oggetto di proiezioni idealizzanti: si vedono in lui/lei qualità eccezionali, alle quali siamo noi ad aspirare. Crediamo possieda ciò che ci manca, con tutta la portata di emulazione e di invidia che ne deriva. Una volta incontrata la sua imperfezione o la sua diversità è però facile scivolare nella sua svalutazione, nell’odio, nella delusione. E allora abbiamo le lacerazioni, le rotture, le rivendicazioni, i rancori.
Possiamo invece stabilire relazioni che non siano contrassegnate da questa ambivalenza, e che non siano così altalenanti e instabili?
Questo può avvenire a condizione di voler compiere uno sforzo che comporta mettere in discussione se stessi e le proprie consuete modalità di relazione. Spesso, quando lamentiamo un disagio relazionale o di coppia, tendiamo ad attribuirne all’altro la colpa. Mettere tutta la colpa nell’altro è un meccanismo di comodo che aiuta a sbarazzarsi del problema senza cambiare la nostra modalità di relazione.
Fare invece uno sforzo per rintracciare cosa vogliamo dal nostro partner, quali aspettative abbiamo nutrito nei suoi confronti e in cosa ci sentiamo delusi ci aiuta a centrare il discorso su noi stessi, sulle nostre mancanze, sui nostri bisogni e desideri, accorgendoci così che l’altro era solo uno schermo su cui si riflettevano le nostre questioni.
Questo lavoro di ricerca ha l’effetto di farci acquisire la giusta distanza, per godere finalmente dello scambio nelle relazioni a due senza perdere se stessi, prendendo il compagno per quello che è, riducendo al minimo la proiezione delle nostre aspettative.